mercoledì 2 giugno 2010

Sud e nord si incontrano a tavola (Marcello V vs Tano S)

(la foto qui sopra è di Roberto Granatiero)

In attesa di riprendere attivamente a scrivere sia per il blog che per il magazine del Mangione, mi diletto ad andare a cena fuori, lasciandomi tentare dai piaceri della tavola (e attentando, nel mentre, alla linea!).

Giovedì 27 maggio, presso il ristorante Tano passami l'olio (di Tano Simonato), si è svolto uno dei più attesi eventi dei blogger lombardi: Marcello Valentino si è dato da fare ai fornelli della cucina stellata di Tano, proponendoci i suoi piatti, ma rivisti in chiave meneghina.
Così un macco di fave, di tradizione decisamente mediterranea, si è sposato dignitosamente con i missoltini dei laghi lombardi, gli spaghettoni fatti in casa col gambero crudo di Mazara del Vallo hanno condiviso il piatto con una cremosa salsa di parmigiano e così via.
La sala, piacevolmente arredata, era gremita di persone, tutti "fan" affezionati di Marcello, ma anche qualche assiduo frequentatore di casa Simonato.

Io, Anna Maria col marito e l'amica Veronica eravamo nella seconda saletta, in fondo al locale: tavolo spazioso, sede comode, uno specchio antico a sovrastare sulla stanza, una bacheca con grappe e oli, gli oli di Tano, la pazienza smisurata delle nostre cameriere che hanno sopportato i continui click e il mio cavalletto per reggere la macchina fotografica, luce soffusa e musica di sottofondo per tutti i gusti, ma mai invadente.
Marcello e Tano si alternavano tra i tavoli a coccolare gli avventori, cercando di catturare gli sguardi compiaciuti e soddisfatti.
Un buonissimo Ribolla Gialla (di cui - chiedo venia - non ricordo più il nome) ha allietato il nostro desco.

L'inizio, preparato dal bravo Tano, è stato promettente: una gelatina delicatissima felicemente aromatizzata da pomodorino confit e un po' di pesto, nonché sottolineato dalla scelta di olio di Tano. Indubbiamente affascinante il percorso parallelo alla scoperta di nuovi oli che stuzzicano il palato oppure, semplicemente, esaltano il sapore naturale di certe preparazioni: Tano, in questo, è maestro ed è stato il nostro mentore per tutta la serata.

Subito a seguire, è arrivato un piatto di alici a beccafico con salsa di agrumi e zafferano, cipolline caramellate e assaggio di couscous tostato: i sapori iniziano a farsi più decisi e sento la mano di Marcello, che abbraccia i sapori di Tano.

E' la volta del macco di fave, principe della cucina povera siciliana: qui la firma di Marcello si sente fortemente e i sapori si fanno più decisi, più riconoscibili. La presenza del missoltino non disturba, mentre l'arancia e il profumo del finocchietto inebriano la mente...

Senza darci il tempo di riprenderci dal piacere delle fave, arriva l'insalata palermitana a spasso per Milano: da mangiare in un solo boccone, partendo dall'arancia e dall'oliva, superando il finocchio, per finire alle acciughe ricoperte dal tartufo.


Pausa di riflessione e scambio di opinioni e arriva Marcello che, guardandomi dritta negli occhi mi dice: "voglio vedere che faccia fai!"

Ancora increduli per la bontà del piatto, veniamo letteralmente travolti dal sapore della seconda pasta: anellini siciliani con sarde alla paolina, nuvola di grana padano alla liquirizia e fiori di finocchio. A mio avviso, la preparazione più entusiasmante della serata: in sè aveva tutta la memoria storica della Sicilia e mi sentivo veramente a casa... Un po' come quando Egò assaggia la ratatouille e rivede sè stesso piccolo: ecco io sono rimasta folgorata e qualche lacrimuccia d'emozione ha solcato il viso.
Una lunga attesa per il maialino su letto di verza speziata, riduzione di rosso lombardo, salsa di agrumi e tortino di patata affumicata, ma ben ricompensata dal sapore del piatto. Veronica rimarrà colpita da quest'altro piatto e anche io devo dire che avrei strizzato l'occhio se mi avessero proposto un'altra porzione. Il maialino era delicatissimo e morbido, cotto da manuale a bassa temperatura e accompagnato da un'ottima verza.

A chiudere la serata due dessert, scoprirò più tardi che solo uno dei due è di Marcello, mentre l'altro è un cavallo di battaglia di Tano: parfait di pistacchi di Bronte con blassa di fondente e pistacchi caramellati, cannoli croccanti di mandorla con mousse di ricotta, limone candito in crema di agrumi e marmellata di mandorle.


Tutto ottimo, tutto irripetibile (ma speriamo invece di poter ripetere presto!), in una bella location, coccolati dal bravo padrone di casa e dallo chef Marcello che merita attenzione e tutto il successo che sta ottenendo.
Grazie amici: è stata una serata meravigliosa.
Ancora una bellissima foto di Tano e Marcello, presumibilmente scattata da Mimma, la moglie di Marcello.
Infine, io e Anna Maria compiaciute a fine serata.

5 commenti:

  1. Beata te Cinzia!!!Ma sei venuta a Milano e non me l'hai detto?!Cattiva!Baby

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  2. che meraviglia l'alta cucina è si fatta...sono avvilito e rosico dall'invidia perchè non sarò mai all'altezza dei due maestri e cio mi avvilisce
    chiudo il blog e mi do all'ippica

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  3. Baby, abito ad Abbiategrasso :D vengo a Milano quando vuoi e con piacere! ;)

    marco, e di cosa dovresti rosicare? a me fa piacere leggere il tuo blog, sia quando per me dici stronzate che quando sono totalmente d'accordo.

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  4. ciao bellissimo questo racconto. anche io devo ancora farlo... grazie per le citazioni! :-) è stata proprio una bella serata, a presto! :-)

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  5. povero me sono un brutto anatroccolo da quattro uova incravattate ops scusate in camicia...pero so fare anche l'uovo all'occhio di vacca... dunque pentolino acqua aceto la giro non il pentolino l'acqua ie faccio fa il mulinello poi butto l'uovo non intero ovvio poi quando vedo che è diventatto tutto bianco lo tiro fuori co la paletta bucata e asciugo

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